ANDREA PICCIOLI
STORIE DI ORDINARIA ELEGANZA
Mi chiamo Andrea.
Non voglio parlare di me, innanzitutto perchƩ non credo che qualcuno sia interessato alla mia storia.
In secondo luogo credo che lāeleganza, soprattutto oggi, sia anche questo:
parlare meno possibile di noi stessi.
Vorrei, quindi, parlare di chi, per me, nei modi e nella forma, ĆØ stato lāeleganza per antonomasia: Angelo Piccioli.
Ricordo, al mattino quando aspettavo che finisse di vestirsi, per poi accompagnarmi a scuola, mi incantavo a guardarlo scegliere la cravatta da abbinare al vestito.
Ho ancora in mente e sotto ai polpastrelli la sensazione di freschezza del tessuto che provavo accarezzando quelle cravatte morbide.
La seta che scorreva liscia, con colori e motivi che si sposavano benissimo con la giacca e la camicia. Il nodo sempre perfetto, mai troppo grande e mai troppo piccolo.
Era, poi, bellissimo accompagnarlo quando aveva bisogno di comprarsi qualcosa, vedere proporgli vestiti e giacche che adoravo toccare.
Sarei stato ore a passare la mano su quei tessuti cosƬ morbidi, caldi che, una volta indossati, gli stavano alla perfezione.
Una volta cresciuto, nel vestirmi, ho cercato di riprovare queste sensazioni:
le ho trovate da Banderari.